Artisti e spazi di vendita condivisi

13.06.2024

Qualche anno fa diventò virale un articolo scientifico diffuso dalla Harvard Business Review che comparava le botteghe artistiche rinascimentali del Quattrocento italiano all’uso degli spazi di coworking da parte di creativi, e artisti visuali nello specifico. Nel 2016 questo paragone pareva azzardato. Oggi calza a pennello.

Gli spazi di coworking come i laboratori rinascimentali

Dalle antiche botteghe del Rinascimento possono ispirare gli ambienti di lavoro più innovativi e collaborativi, che si tratti di un ufficio migliore in un'organizzazione tradizionale, di uno spazio di coworking, di un incubatore di startup o di un fab lab? I tre principali punti di forza delle botteghe erano la trasformazione delle idee in azione, la promozione del dialogo e la facilitazione della convergenza tra arte e scienza.

  • Trasformare le idee in azione. Le botteghe rinascimentali aiutavano gli artisti a concretizzare le loro idee. Gli ambienti di lavoro innovativi di oggi devono essere dotati di tutto ciò che serve alle persone per trasformare le loro intuizioni, ispirazioni e rappresentazioni mentali in nuovi prodotti e iniziative.

  • Favorire il dialogo. La qualità della rete, l'intelligenza combinata di persone e organizzazioni con competenze e abilità diverse, gioca un ruolo fondamentale nell'innovazione. Nelle botteghe rinascimentali, gli specialisti comunicavano tra loro in modo coerente e fluido, facilitando la comprensione reciproca.

  • Facilitare la convergenza tra arte e scienza. Sebbene oggi sia spesso ricordato come un laboratorio principalmente artistico, in realtà il laboratorio rinascimentale era transdisciplinare. Questo ha contribuito a creare contaminazioni e a favorire la creatività.

Dall’ispirazione rinascimentale ai “niche” coworking per gli artisti

Non sappiamo quanto sia stato l’articolo scientifico dell’HBR a ispirare il mercato o viceversa, ma la tendenza individuata in nuce nel 2016, arrivava a concretizzarsi un paio di anni fa. L’esplosione dei coworking “di nicchia” ha trovato terreno fertile nel mondo della creatività e dell’arte visuale.

Cos’è un coworking di nicchia e perché funziona nel mondo dell’arte

I coworking di nicchia sono la declinazione negli spazi condivisi del concetto di "verticalismo" nel marketing. Offrire, cioè, spazi specializzati e attrezzati per un determinato settore di studio o di mercato.

Perché funziona molto bene con i creativi e gli artisti? Perché le specifiche esigenze di artisti visuali fa sì che questi siano alla ricerca di posti in cui gli sia permesso fare ciò di cui ha bisogno, e magari fornire comodità che lo aiutino nel lavoro.
Ma basta solo questo? Optix, la corporation tecnologica di applicativi per il coworking, suggerisce un passo in più. Nello specifico, la verticalizzazione per i creativi visual: artisti, fotografi, grafici e altri.

In particolare, gli artisti che cercano uno spazio di lavoro o uno studio privato, ma anche uno spazio sociale per interagire con altri appassionati d'arte, dimostrano di apprezzare gli spazi di coworking su misura per loro. Mentre uno spazio di coworking creativo generale può servire persone di diverse discipline creative, gli spazi di coworking per artisti tendono a essere pensati specificamente per chi si occupa di belle arti, tra cui pittori e scultori.

I servizi dedicati agli artisti

Oltre alle consuete scrivanie dedicate, agli uffici privati e alle sale riunioni, questi spazi includono:

  • Ampio spazio in studio per progetti artistici fisici a tecnica mista
  • Un'ampia varietà di forniture artistiche e attrezzature speciali, tra cui grandi taglierine per la carta, ruote per l'argilla e un forno.
  • Gallerie o spazi espositivi per mostrare il lavoro creativo di professionisti indipendenti.


La prova del nove della compravendita

Sulla spinta statunitense, anche in Italia, che al consueto delay ha aggiunto un ulteriore ritardo dovuto alla pandemia, negli ultimi due anni sono fioccati gli spazi di coworking per artisti. Che si sono poi misurati con la prova del nove della compravendita. Vediamo com’è andata, anche se - spoiler - ha funzionato.

A cosa fare attenzione

C’è un ulteriore step che un artista può fare prima di scegliere uno spazio per lavorare alle sue opere e vendere, oltre alle caratteristiche già esplorate.

Valutare, cioè, se il posto dove si vuole andare, generalmente uno spazio metropolitano vivo e attivo, ma sempre più spesso anche comunità suburbane e rurali alimentate da politiche specifiche, possiedono alcuni requisiti non tangibili:

  • Favoriscono le idee, le sinergie e le connessioni?
  • Contribuiscono a coltivare le menti creative?
  • Alimentano la crescita artistica?
  • Riescono nell'intento di collegare artisti e imprenditori?
  • Hanno già una storia di successo sulle belle arti alle spalle?

Questa checklist, che abbiamo riportato nei punti che riteniamo salienti, è affrontato con attenzione da FasterCapital, l'incubatore/acceleratore di startup online che vanta raccolte monetarie molto rilevanti: 1,8 miliardi di dollari, per la crescita e lo sviluppo di 500 imprese. Se la risposta alle domande precedenti è positiva, allora il posto è quello giusto. E non è un caso se media come Artribune dedichino spazio a una meticolosa catalogazione di questo genere di spazi, seppur limitandola a Roma.

Un caso di studio

In vista del suo sbarco in Italia, a Roma, previsto per questa estate, Il Sole 24 Ore è andato a Bruxelles a trovare Frédéric de Goldschmidt, fondatore di Cloud Seven, progetto che unisce spazi residenziali e di coworking all’esposizione di opere di artisti emergenti e affermati. E che a Roma lo farà in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti della capitale.

Nell’intervista proposta dal quotidiano economico, si apprende lo spirito del coworking per gli artisti: l’esposizione di opere d’arte anche nei contesti lavorativi non espressamente dedicati all’arte; lo spazio condiviso come elemento di passaggio, incontro, scambio, acquisto; la possibilità di arrivare a tutti gli utenti e a tutte le tasche, perseguendo finalità artistiche quanto economiche.

La possibilità, infine, di fare circolare il proprio messaggio, la cui diffusione sembra essere il bene primario, negli spazi di coworking, per chi avesse davvero qualcosa da dire di disruptive nel campo artistico.

Fonti:

Le regole della casa

Ogni spazio di coworking ha delle regole proprie, riguardanti la struttura stessa dell’edificio che ospita gli spazi e le aree…

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I numeri del coworking

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