Team building? Adesso si fa con gli eSports

06.08.2021

Saranno forse mutate le abitudini, ma soprattutto sono cambiate le occasioni di incontrarsi vis-à-vis e di fare squadra. Certo, anche il Covid-19 e il lavoro da casa ci hanno messo del loro per destabilizzare il team building. Eppure, in un modo del tutto atipico, almeno per noi in Italia, da qualche tempo sta prendendo sempre più piede l’utilizzo degli e-sports “aziendali” come mezzo per divertirsi e, soprattutto, per imparare a migliorare la comunicazione tra colleghi.

Ma in che modo esattamente gli e-sports influenzano la produttività e la collaborazione in ufficio? Alla domanda ha provato a dare una risposta Gregory Leporati, intervistando una serie di giocatori-dipendenti che lavorano in colossi come IBM, General Motors e Walmart. Ne è risultato un articolo apparso sul Washington Post dal quale emergono i numerosi vantaggi di questo fenomeno.

«Quando le persone non sono in un ufficio, parlano meno e si connettono in modo meno significativo»: questo l’assunto da cui è partita la strategia della CEA, la Corporate Esports Association, un’organizzazione che permette ai dipendenti di sfidarsi in diversi videogiochi competitivi, rappresentando ognuno la propria azienda. Titoli come League of LegendsValorant o Overwatch sono basati sul gioco di squadra e richiedono un coordinamento strategico per raggiungere un obiettivo comune: per non soccombere, è fondamentale saper comunicare bene con i propri colleghi. Brad Tenenholtz, il fondatore della CEA, spiega così il valore di queste interazioni.

Concorda con Tenenholtz anche Michael Flores, client technical leader presso IBM, nonché organizzatore della community di 500 videogiocatori interna all’azienda. Per lui il valore principale degli e-sports è quello di modellare il modo in cui i dipendenti vedono se stessi nel contesto di un team. Col tempo, Flores ha iniziato a notare un miglioramento delle interazioni tra colleghi e un mutamento del loro atteggiamento nei riguardi dei propri “compagni di squadra”. «Molti dei miei colleghi», dice Flores «nel tempo hanno iniziato a chiedersi “Come posso rafforzare gli altri invece di pensare solo a me stesso?” E così hanno cominciato ad apprezzare le reciproche capacità individuali e pensato a come massimizzarle».

Quello di IBM non è un caso isolato. Andrew Ferrari, ingegnere di rete presso General Motors e uno dei team leader della squadra di videogiocatori aziendale, sostiene che il più grande contributo del gioco competitivo è il suo impatto sull’intelligenza emotiva del dipendente. Anche in situazioni di pressione o concitazione – nel gioco come al lavoro – gli e-sports insegnano a gestire il carico emotivo e a disinnescare eventuali tensioni nei rapporti tra colleghi.

Anche Joshua Rowell – product manager di Walmart e leader del team CEA dell’azienda – afferma che il gioco competitivo può essere un potente tool per migliorare le comunicazioni sul posto di lavoro. «Ho visto persone dedicare più di 30 minuti alla stesura di una semplice email di lavoro», ha detto Rowell. «Ma quando stai giocando a Overwatch o a League of Legends, non hai tempo per sederti e pensare. Quindi gli e-sport in realtà ti insegnano a essere rispettoso pur rimanendo conciso». In aggiunta, Rowell osserva come questi giochi possano rivelarsi utili “spie” nell’individuare potenziali manager e scoprire qualità di leadership in dipendenti che spesso non sanno neanche di averle. «Queste persone sono fenomenali nel guidare gli altri nel gioco, ma non hanno mai pensato di applicare gli stessi principi sul lavoro», conclude il PM di Walmart.

Quindi sembrano tutti concordi sull’utilità e sull’efficacia degli e-sports nella creazione di uno spirito di squadra “produttivo”. Tuttavia una domanda sorge spontanea: questo fenomeno è solo una moda passeggera o sarà capace di resistere anche nel post-pandemia?

Secondo alcuni consulenti ed esperti career coaches, gli e-sport sul posto di lavoro hanno sicuramente il potenziale per prosperare. «Non credo che gli e-sport o altre forme digitali di team buildingscompariranno mai», afferma Edward Sullivan, CEO di Velocity Group, una società di executive coaching che lavora con clienti di aziende del calibro di Salesforce, Google e Slack. «Tuttavia penso che i dirigenti più esigenti continueranno a preferire forme di interazione più ricche…» continua Sullivan, «perché c’è un qualcosa nell’attimo in cui stai in piedi, cammini, usi le mani e ti muovi: un diverso tipo di energia riempie il tuo corpo, un’energia che questi mesi di smartworking ci stanno prosciugando.»

In conclusione, possiamo dire che gli e-sports contribuiscono, e contribuiranno anche in futuro, al miglioramento della comunicazione tra i dipendenti, ma che anche per gli esperti non sostituiranno mai del tutto l’interazione fisica tra colleghi e la sinergia che questa sa creare tra le persone.

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